LA STORIA - PATATA PIATLINA

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LA STORIA

LA PATATA NEI NOSTRI TERRITORI


C’era una volta..
Così da sempre inizia una fiaba ma questa volta è storia vera: la storia delle patate di Cuneo e sue Valli.
Quindi…c’era una volta, nel tempo dei tricorni, ovvero dei cappelli che usavano i pirati, un giovane avvocato di Cuneo che si chiamava Giovanni Vincenzo Virginio.
Giovanni, come suo padre, aveva intrapreso gli studi di Legge e aveva avviato un ufficio a Torino.
Capitò che un giorno, girovagando le campagne cuneesi per le sue questioni di lavoro, si imbatté nella triste condizione economica dei contadini e delle sue famiglie.
Specialmente lo colpì la malnutrizione e denutrizione dei bambini che, a quel tempo erano tanti e poco considerati.
Erano striminziti ed esili come acciughe, dai volti tristi e scavati, dagli occhi spenti.
Erano tutto ciò che non dovevano essere.
Vincenzo, da quel momento, capì che doveva far qualcosa per migliorare la vita del mondo contadino.
E da quel momento incominciò ad occuparsi di agricoltura sviluppando studi e ricerche.
In particolar modo cercò di introdurre la coltivazione della patata nelle valli cuneesi coltivandole lui stesso nei suoi terreni.
Queste patate erano originariamente di due tipi. una a buccia giallina e a pasta bianca e una a buccia rossa.
Ma i contadini erano diffidenti.
Un po’ perche credevano che queste erano frutti del diavolo dato che crescevano sotto terra e un po perché qualcuno, mangiandole crude, era stato male.
Infatti la patata è commestibile solo dopo cottura.
Tuttavia Giovanni, con grande perseveranza , continuò a promuovere la patata convinto della sua importanza alimentare.
La regalò anche, confezionate in eleganti cofanetti di legno, alla borghesia nei circoli torinesi e, persino, la distribuì in vari mercati del Cuneese.
In quel periodo fondò pure, con altri studiosi, l’Accademia dell’Agricoltura di Torino, ancora oggi aperta.
La diffidenza durò molti anni procurando a Giovanni tribolazioni anche economiche finché, nel 18 16, avvenne una dura carestia a cui si sopravvisse proprio grazie alle patate tanto vituperate fino a quel momento.
Nel frattempo arrivò Napoleone e Giovanni, per i suoi meriti , ormai impoverito dalle spese sostenute per la promozione della patata, gli fu finalmente riconosciuta una cattedra per l’insegnamento di agricoltura a Zara in Dalmazia.
Ritornò dopo anni a Torino, invecchiato e malato e il Re, ritornato dopo la cacciata di Napoleone, gli riconobbe un modesto vitalizio o pensioncina .
Morì in povertà dopo un lungo periodo in ospedale.
Nel mentre le patate iniziarono ad essere coltivate ampiamente e consumate largamente nelle valli e nella rustica pianura cuneese, salvando dalla fame intere generazioni di contadini e non solo.
Giovanni aveva raggiunto il suo nobile scopo.
A distanza di anni dalla sua morte e consci del gran bene che quest’uomo aveva fatto alla sua gente, tanto da sacrificare la sua vita che poteva essere agiata in cambio di un’esistenza tribolata con finale misero, finalmente l’amministrazione comunale di Cuneo intitolò una piazza in suo onore : Piazza Virginio, tutt’ora esistente.

E, come finiscono le fiabe (ma questa è storia vera) tutto è bene quel che finisce bene.
L’Associazione di tutela, promozione e valorizzazione della storica patata Piatlina e della patata Ciarda delle Valli Occitane, raccogliendo il sentimento e il coraggio di questo grande uomo, vuole ricordare la sua storia come una fiaba, perché come una fiaba, alla fine, ha sapore dolce.

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